Il Commercialista... alcune opportunità vengono proprio dalla crisi ....

L’esame di stato sembra un traguardo ambizioso, ma passata l’euforia dei primi giorni presto ci si accorge che è solo il punto di partenza, ci si accorge di aver aperto una porta varcando la quale, l’ambiente appare come un misterioso sconosciuto, “eppure fino a ieri

facevamo lo stesso lavoro di oggi!” e allora cos’è che succede? Cosa è cambiato? Siamo commercialisti! Quei consiglieri dai quali ci si aspetta ogni forma di supporto, non più studenti che si sentono appagati da un buon punteggio di laurea, non più praticanti compiaciuti da un complimento del dominus; e la famosa “meritocrazia”: dov’è finita? Vediamo arrivare i primi clienti che apparentemente chiedono solo di elaborare la “famosa” contabilità, i nostri interlocutori ora sono le imprese, gli artigiani, i commercianti. Presto però ci rendiamo conto che il nostro ruolo è molto più importante di quello di semplici contabili, noi siamo i consiglieri dell’impresa, siamo il braccio destro dell’organo di governo delle aziende clienti e che  è proprio questa la meritocrazia nella professione! Il suo ruolo sociale!  La mancanza della consulenza porterebbe  ad una percezione dell’attività del professionista come a quella di un costo necessario con conseguente tendenza a ridurlo. L’impreparazione o il semplice timore del giovane professionista ad affrontare le nuove esigenze, può far emergere un’insoddisfazione latente, che con il tempo raffredda il rapporto fiduciario fino a farlo decadere ad un semplice rapporto di fornitura di servizi dove  il “prezzo” sarà sempre “troppo alto” eper questo suscettibile di contrattazione. Questo è lo scenario che si pone di fronte ad un giovane professionista che alle volte si scoraggia!

Sempre più ricorrenti sono espressioni del tipo: “sono abilitato ma rimango dal Dominus, con questa crisi non ho clienti miei!” o peggio “ ho fatto l’esame di Stato ma non mi iscrivo la quota d’iscrizione è un costo inutile” . niente di più sbagliato. Crisi? Ma c’osé la crisi? È cambiamento e le sue vittime coloro che incuranti di ciò continuano a svolgere le proprie attività senza tenerne conto. In questo contesto il ruolo del professionista diventa fondamentale, il giovane commercialista è capitale umano, è dinamico, brillante, intraprendente, capace di cambiare idea su quello che sa perché fresco di studi, e soprattutto e colui che non deve spaventarsi se viene considerato inesperto semplicemente perché giovane, in tempi di crisi cambiano le cose e molti dei concetti di economia, finanza, consulenza fiscale sono desinati ad essere superati non sono considerati più come verità in senso assoluto. Ma qual è il nostro ruolo in tutto questo? È  quello ditrasformare le incertezze provenienti dalle attività svolte dai nostri clienti,  in certezze di un nostro aiuto a comprenderne le opportunità. Non eroghiamo un semplice servizio ma offriamo soluzioni!

A scoraggiare i giovani professionisti sono anche i fatturati troppo contenuti, che spesso all’inizio della professione sono talmente bassi da non permettere loro neppure di sostenere i costi fissi. Clienti sempre più informati, dai colleghi sempre più numerosi, dai madia, dalle associazioni di categoria, aggravano ulteriormente la situazione; sono infatti molto più selettivi di un tempo, essendo il parametro di confronto più numeroso, con conseguente innalzamento del livello di percezione delle aspettative. Aziende, artigiani, commercianti e professionisti,  avendo a disposizione più alternative di scelta, altro non faranno che aumentare le variabili con cui confrontarle. Il lavoro del giovane professionista deve partire allora dalla consapevolezza che  alto deve essere il valore aggiunto percepito dal cliente, che dovrà quindi essere accompagnato costantemente nella sua attività. Il giovane commercialista dovrà trasformare  i sconosciuti meccanismi di cambiamento provenienti dalla crisi in conosciute opportunità di miglioramento, specializzandosi in settori nuovi come offrire consulenza a coloro che vogliano svolgere la loro attività in canali quali l’e-commerce, oppure in settori che un tempo sembravano essere maturi a tal punto che nessuno o quasi era disposto ad operarvi, come ad esempio il settore agricolo.

Concludendo questo mio intervento mi torna in mente una frase che mi dicevano da bambina “Sei nata vecchia!!” Ma qual èla connotazione della parola vecchio?  vecchio è colui che non sogna, colui che non ambisce, colui che ignaro dei cambiamenti del sistema reitera comportamenti sbagliati, colui che non osserva e non è in grado di cogliere opportunità da questo cambiamento chiamato crisi. La nostra professione non è niente di tutto questo; chi fa il commercialista mantenendo un pizzico dell’entusiasmo del primo giorno non sarà mai “vecchio” . allora mi scuso sul titolo e correggo il tiro “professionisti ottimismo! Le opportunità vengono proprio dalla crisi” .

 

Pamela Profeta

Commissione giovani e Professione